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Forse invecchio

1 Ott

Ho finito questo Lover reborn mesi fa e non mi ero ancora decisa a scriverne una recensione. Impiego sempre più tempo a leggere i romanzi di J.R. Ward; quando scorrono, e succede spesso, si torna ai tempi frizzanti delle prime uscite: Rhage, Z, Wrath… Ma la verità è che sempre più spesso si nota come le manchi quella scintilla che risolveva una situazione incartata con il pizzico di genio che metteva la Confraternita ben al di sopra degli altri urban fantasy.
L’escamotage di assicurare una compagna ad un Fratello con un autentico miracolo, alla terza replica non regge più. Prima Mary guarita da una malattia terminale, poi Jane che, anche da morta, riesce ad interagire con i vivi in forma corporea; adesso siamo addirittura alla scena in cui l’amata di turno viene riportata suo malgrado nell’aldilà e torna, graziata pure lei, suonando il campanello al portone di casa.
Signora Ward, dai. Sono sicura che sai fare di meglio.
Adesso nello scaffale c’è Lover at last, speriamo bene.

Intanto, con un’offerta di Bookrepublic ho rifornito il Kobo di letture per i mesi d’inverno, con cinque volumi della collana I mammut di Newton Compton. Sono tutti qui (sì, la mia pagina di aNobii, nonostante le diatribe anche recenti).

Sarò in malattia ancora tutta questa settimana, almeno se non ci sono nuove sorprese; mi consolerò pensando che almeno c’è da leggere. Mi rode il fatto che perderò, domani, un appuntamento importante per il quale mi ero preparata tanto.

Ah, nel frattempo è finito Dexter (ma si potevano impegnare di più), è finito Breaking Bad (ma sono indietro di due stagioni quindi mi aspettano le lezioni di recupero) e Berlusconi* ha fatto cadere il governo, con una magnifica mossa da armiamoci e partite: ha fatto dimettere i suoi parlamentari per difendere l’onore della sua persona, ma non si è dimesso lui. Chapeau. Ancora un po’ e Sandro Bondi ne chiederà la beatificazione da vivo (per tacere della Santanché).

*: Mi ripeto sempre che non dovrei parlare di politica qui sopra, ma in questo momento non mi viene in mente nulla di più lontano dal concetto di politica, quindi…

Odore di pipa e di colazione all’inglese

24 Mag

La prossima volta che compro un volume “Tutto di qualcosa” (in questo caso era “Tutto Sherlock Holmes” edito da Newton Compton, comprato nel negozio online di Kobo) devo ricordare che non è necessariamente obbligatorio leggere TUTTO in una volta.

Riemergo dalla lettura monotematica delle avventure dell’investigatore di Baker Street durata oltre un mese. Non avevo mai letto nulla di Arthur Conan Doyle e del suo da lui poco amato personaggio. Non parlerò delle storie, lo hanno fatto altri prima e molto meglio di me. Non conoscevo la personalità teatrale ed egocentrica di Holmes e nemmeno l’amicizia paziente e silenziosa di Watson. Una coppia perfetta, nell’amicizia e nel lavoro, che fa da filo conduttore a tutta l’opera. Ho letteralmente adorato certe immagini: le tempeste di vento contro le finestre di Baker Street, il tabacco trinciato nella pantofola, la raccolta dei ritagli di giornale di Holmes, le vecchie poltrone, le briciole di pane dopo colazione. Holmes e Watson sono come quegli amici che una volta incontrati non perdi più: li tieni sul comodino, o nello scaffale, e qualche volta hai bisogno di tornare a leggerli.

Solo un paio di osservazioni alla versione ebook, che contiene qualche piccolo errore non fastidioso per la lettura: c’è una riga vuota di troppo in due o tre casi e, credo, un errore nella TOC, perché i primi capitoli dei romanzi (quindi solo i casi, immagino, in cui è identificato il “capitolo”) sono sempre doppi.

E adesso mi butto su “Quattro soli a motore”, buon fine settimana 🙂

Le delusioni di aNobii (reprise)

20 Mag

Torno alla questione aNobii dopo le polemiche che sono nate dal post del 23 aprile.

Da una discussione (proprio su aNobii) a cui sono arrivata per caso scorrendo le statistiche del blog, e dai commenti lasciati sulla pagina del relativo post di eFFe, noto incredulità, se non scetticismo, davanti a certe affermazioni che avevo fatto allora: qualcuno sostiene che non esiste un formato “Kindle” nella catalogazione dei libri su aNobii, ma solo un formato “ebook” (che sarebbe anche cosa buona e giusta), Chick67 afferma di essere librarian e di non avere mai ricevuto tali direttive, qualcuno sostiene che “censurare” l’inserimento dei libri è giusto perché l’autoproduzione è il Male per la letteratura, qualcuno mi consiglia di convertire il mio post in .epub così da poterlo mettere su aNobii per allargare la platea dei lettori…

Riporto qui sotto la copia integrale dello scambio di messaggi tra me e la librarian Mara, in merito all’ebook in questione (e per chi dubita della veridicità dei messaggi posto per immagini). Ovviamente, come tutti i frequentatori di aNobii sanno, i messaggi sono da leggere dal basso verso l’alto.

Immagine Immagine Immagine

Ora, tra questo e quanto affermato da certi interventi nelle discussioni linkate sopra, si profilano due possibilità: quelle esplicitate sono davvero direttive di aNobii in merito alla concorrenza oppure la librarian ha deciso da sola, in base alla propria discrezionalità.

La prima opzione è verosimile, considerato che gli ebook autoprodotti attraverso canali diversi da Amazon sono stati approvati (mentre altri autori che hanno pubblicato via Amazon mi hanno scritto di avere avuto gli stessi problemi in merito ai loro libri). Considerato anche che di libri privi di ISBN ne sono stati accettati più di uno, il criterio di selezione pare essere unicamente quello della concorrenza. Come afferma Mara, anche i libri sono prodotti e non si accettano prodotti della concorrenza (cito dalle immagini sopra).

La seconda opzione, stando ad affermazioni e spiegazioni di altri librarian, è anch’essa verosimile: aNobii fornisce direttive nebulose e poco coerenti e sta ai librarian decidere cosa accettare e cosa no; dato che la tua scheda non finisce sempre allo stesso “controllore”, prima o poi se hai fortuna ti capita quello che te la accetta.

Delle due non so cosa sia peggio, se il fatto che un criterio di concorrenza possa essere utilizzato per limitare la mia fruizione di aNobii o che venga lasciata autonomia decisionale arbitraria al singolo librarian.

La questione, mi preme sottolinearlo, visto che in tanti hanno focalizzato solo la parte laterale della faccenda, non è la bontà o validità dei libri autopubblicati, ma il fatto che il social network si erga a censore di quello che posso mostrare e cosa no. Sarebbe un po’ come se Facebook decidesse, in base a criteri suoi, quali amici potete avere.

In merito all’autoproduzione, non non aggiungo altro a quanto ho già scritto in giro: tante case editrici blasonate pubblicano spazzatura e comunque basta un editore a pagamento per pubblicare quello che vuoi. Ben venga chi ha un buon prodotto (visto che i libri sono prodotti commerciali) e sceglie di accorciare la filiera autopubblicandosi. Per gli altri, facciamo pure gli integralisti e applichiamo la soluzione definitiva: obblighiamo tutti gli editori a pagamento a chiudere bottega e licenziamo per decreto qualsiasi lettore professionale o editor “serio” che permetta di pubblicare robaccia. Ma poi dovremmo discutere sul cosa è robaccia. Per me ricadono nella definizione anche i Vespa, i Volo,i  Moccia, le Tamaro.

(Posso essere d’accordo con chi dice “scrivete meno e leggete di più”, è verissimo; ma a leggere certe risposte nelle discussioni citate sopra viene anche da pensare che chi afferma di leggere tanto non sempre capisce cosa sta leggendo.)

Troppo da fare

4 Mag

Lasciati alle spalle la festa di compleanno del mio bimbo (90 persone, non lo farò mai più), i ponti che non ho potuto fare e la festa del Primo Maggio, mi ritrovo con una pila di libri da leggere. Tra prestiti, acquisti e invii degli autori, ecco che ho messo sulla libreria di aNobii la Trilogia della città di K., qualcosa di Amélie Nothomb e di Anne Tyler, Sotto un sole nero; e poi l’ultimo capitolo della Confraternita del Pugnale Nero e una meraviglia (o almeno così credo) che ho trovato in un mercatino di libri vecchi, questo “The secret Venice of Corto Maltese”, piccola selezione di itinerari sconosciuti a Venezia, rigorosamente in inglese.

A proposito della Confraternita del Pugnale nero, scrive eFFe tirando le somme delle vendite fino a qui del suo “I book blog”, che se avesse scritto un romanzo erotico vampiresco si sarebbe arricchito. Probabilmente sì, considerato il volume di vendite di certe saghe 😀

“I book blog”, di cui avevo accennato l’acquisto alcuni giorni fa in merito ad una polemica con aNobii perché non mi permette di inserirlo a scaffale, è stato letto e riletto in un paio di mattine e tenuto come base comportamentale (se mi si passa il termine) per l’attività di questo blog, nato per scrivere recensioni più o meno serie e più di una volta visitato dagli autori per chiedere lumi.

Nel frattempo il mio bimbo si è buttato sulla costruzione del laboratorio in cui Peter Parker viene morso dal ragno ed erano pezzi davvero piccoli.

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"… e alla fine la città fu salva."

8 Gen

Il mio bimbo mi ha fatto leggere il suo primo racconto, scritto a scuola nei minuti dell’intervallo.
Si intitola “I due Magi”: due pagine a quadrettoni da 1centimetro, più o meno ordinate, una lettera per quadretto come gli stanno insegnando in prima elementare, che parlano di un mago buono e di uno cattivo che si contendono una città.
E quando, dopo aver letto “… e alla fine la città fu salva.”, ho girato pagina e ho trovato che aveva preparato anche la quarta di copertina con nome e cognome dell’autore (!) e due bacchette magiche, una rossa e una blu a rappresentare i maghi della storia, mi sono commossa come non si può spiegare.

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